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La circular economy sta cambiando il modo di concepire l’economia nel nostro Paese. Non c’è settore economico che oggi non sia toccato dal questo fenomeno.

Nei precedenti articoli abbiamo parlato di Italia, un paese tra le ecoindustrie e l’ecofriendly e Smart City e Smart Citizien.

Ma che cos’è praticamente l’economia circolare o utilizzando un anglicismo la circular economy?

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Tutti conosciamo ed abbiamo fatto dell’economia circolare, almeno una volta nella nostra vita, attraverso il riciclo ed il riuso. Infatti il recycling è una delle forme più semplici e più efficaci per definire questo modello. L’economia circolare si fonda infatti su modelli di business innovativi che implicano un ripensamento del modo di fare impresa, come quando un oggetto viene ripensato in una nuova forma con una nuova vita, un vecchio jeans diventa una borsa, un pallet diventa un tavolo etc. Si permette così un allungamento del ciclo di vita del prodotto. Si pensi al mondo della moda e del design che del riciclo ne hanno fatto un must ma anche al vecchio caro baratto, ultimamente molto in voga.

Come si realizza questa economia circolare?

Le materie prime che sono rinnovabili, riciclabili o biodegradabili possono entrare in un circuito di scambio, dove nasce la possibilità di fruire di questi prodotti senza acquistarli permettendone così un allungamento di vita o vita nuova. La capacità di ripensare ad una catena di valore nuova è un concetto molto presente nel nostro Made in Italy.

Per quel che concerne il mondo della finanza, gli aspetti di un’economia circolare sono diversi: il derisking in termini di costi e rischi, il concetto di innovazione e la sostenibilità ambientale e sociale. Bisogna pensare al finanziamento per aziende in termini completamente nuovi e rivisitati. Bisogna prima di tutto tener conto di un periodo storico, culturale ed imprenditoriale completamente nuovo. Le aziende sono nuove guardano all’innovazione e al trasferimento tecnologico se preesistenti, e per questo hanno bisogno di molto credito da parte dei finanziatori e delle banche; credito non soltanto in termini economici ma anche e soprattutto come concessione di fiducia e sostegno morale prima che economico.

In generale, concretizzare realmente un’economia circolare vuol dire rivedere proprio il prodotto che si costruisce, dalla riprogettazione fino alla sua realizzazione attraverso un processo produttivo completamente differente, utilizzando e facendo rientrare nella catena produttiva anche i prodotti di scarto e i rifiuti che ne derivano. Oggigiorno gli Istituti di Ricerca, sia pubblici che privati, sono sempre più impegnati nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie che possano realizzare nuovi materiali con al produzione di scarti.

Va considerato però che le attuali politiche comunitarie di gestione dei rifiuti richiedono tassativamente una diminuzione della quantità dei rifiuti prodotti. Il tutto viene monitorato e gestito mediante filiere di raccolta organizzate e impianti di riciclo distribuiti su base territoriale. Si pensi ad esempio, oltre al grandissimo impatto economico che ha la raccolta differenziata, con la possibilità di riciclare i materiali come la plastica e la carta, anche la possibilità con le isole ecologiche comunali di recuperare metalli preziosi presenti nei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE).

Con questo processo di educazione all’economia le aziende potranno davvero entrare a far parte della tanto chiacchierata economia circolare. Bisognerebbe iniziare, da parte dei finanziatori (banche, istituti etc..), a considerare i nuovi fattori di rischio degli attuali contesti economici, sociali e imprenditoriali; guardare con positività e non più con sospetto il concetto di innovazione; sviluppare strumenti finanziari specifici e idonei a questo tipo di attività.

A cosa serve tutta questa economia circolare?

La circular economy serve trasformare le grandi e dispersive metropoli in spazi urbani grazie ad un approccio nuovo, che parte dall’economia, che diventa e garantisce un rapporto più a misura di cittadino, investendo e promuovendo attività e aziende green.

Tutti gli obiettivi di inclusione sociale, sviluppo economico e sostenibilità ambientale si realizzano con i modelli di economia circolare, con le nuove tecnologie ed una governance aperta alle imprese ed ai cittadini.

Per tutte le caratteristiche sopra esposte, la circular economy si basa concretamente su una logica affascinante che punta ad una nuova gestione di risorse naturali favorendo lo sviluppo di una società a bassa emissione di carbonio. Una logica nuova che affascina perché richiede il contributo di tutti gli attori di una città: gli amministratori, gli investitori, le imprese e i cittadini, i quali devono rivestire un duplice ruolo quello di attuatori e promotori di best practises.

Solamente grazie ad un lavoro sinergico tra le varie parti sociali si potrà mutare l’attuale modello economico cosiddetto “lineare” con uno “circolare”, sicuramente diverso, impegnativo ma che aggiungerà alla catena di valore produttivo ed economico anche la catena di cooperazione sociale.

Se vuoi sapere come la circular economy aiuta lo sviluppo di una Smart City, richiedici subito maggiori informazioni compilando il form.





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