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Nei precedenti articoli abbiamo parlato delle città del domani il futuro è già qui e di disabilità. Oggi affronteremo un argomento altrettanto importante.

Si parla tanto di sostenibilità in termini aziendali, di produzione e di aziende. L’Italia sembra essere un Paese che si avvicina in modo positivo a quella che può essere l’industria 4.0 o meglio le ecoindustrie.

La sostenibilità è diventata trasversale ed interessa tanto il più ovvio settore della tecnologia, quanto settori di produzione molto diversi come l’abbigliamento, gli accessori, passando per la cosmesi, fino all’interior design.

Non a caso la cosmesi green vale milioni di euro come anche l’arredamento ecosostenibile.

Definizione ecoindustrie

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico definisce le ecoindustrie come i principali settori il cui core business è costituito dalla produzione di beni e servizi atti a misurare, prevenire, limitare e correggere l’impatto ambientale, dagli eventuali danni che si possono provocare all’ecosistema, come i rifiuti, i rumori, ma anche l’impatto visivo.

Una ecoindustria è dunque una industria che riduce al minimo l’inquinamento e si possono classificare in due categorie principali:

  • Piccole e medie imprese innovative che operano nei settori delle energie rinnovabili, del riciclo,

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dell’audit e delle consulenze ambientali.

  • Grandi imprese o SPA

Un altro settore che rientra nella categoria delle ecoindustrie è sicuramente quello della moda, una tendenza che abbraccia diverse tipologie di prodotti, dall’abbigliamento agli accessori. Il concetto della moda eco-friendly parte dalla filiera produttiva: filatori, tessitori e tintori.

Il 2019 è stato l’anno dei record con il picco di eco-investimenti, che hanno riguardato 300mila imprese.

Lo racconta il decimo rapporto Greenitaly di Fondazione Symbola e Unioncamere, che svela un’Italia molto più competitiva di quello che si può pensare. In Italia ha contato, lo scorso anno, 3.500 brevetti green, attestando la Lombardia prima in classifica con un primato nazionale di 77.691 milioni di euro di investimenti in prodotti green, la piccola regione della Valle d’Aosta, è risultata l’ultima regione italiana in investimenti, ma con un capitale green investito di 1.085 milioni di euro.

Analisi SWOT

In questo settore affascinante e trainante per questo periodo storico per le ecoindustrie è utile tracciare un’analisi swot, analizzando i punti di forza e di debolezza.

Quali sono i punti di forza ?

Le ecoindustrie sono importanti, perché hanno un ruolo chiave nella lotta al cambiamento climatico e alla riduzione delle emissioni di CO2 nell’ambiente. Inoltre, la continua diffusione mediatica di problemi legati all’ambiente hanno permesso una maggiore presa di consapevolezza dei problemi legati all’ambiente da parte dei cittadini.

Le ecoindustrie sono delle aziende che hanno un apporto ed un trasferimento tecnologico molto alto, nel rispetto delle esigenze dell’ambiente e del cliente stesso.

Quali sono i punti di debolezza ?

Come ogni buona analisi, vi sono delle criticità che emergono nello sviluppo delle ecoindustrie e sono la mancanza di coordinazione fra le varie legislazioni degli Stati facenti parte dell’Unione Europea.

Vi sono diversi gradi e modalità di attuazione delle direttive differenti per Nazioni. Un’altra problematica che è stata riscontrata nel settore delle ecoindustrie è quella dell’accesso al capitale/credito per un’azienda che intende investire nel settore green, sia per mancanza di leggi che ne regolino le attività sia per mancanza di personale qualificato in grado accompagnarti nella costituzione e controllo dell’azienda stessa.

Ma quali sono gli obiettivi dell’Unione Europea rispetto alle ecoindustrie?

Tra gli obiettivi principali perseguiti dall’Unione Europea, c’è quello di rimuovere le barriere normative e le difficoltà di un mercato europeo, soprattutto, che ostacolano la competitività delle ecoindustrie, ma ancor prima incentivare altre imprese ad adottare modelli di produzione e consumo sostenibili.

A tal fine, sono state elaborate politiche mirate al perfezionamento e al potenziamento delle ecoindustrie: politiche che mirino alla valutazione prima e all’attuazione dopo, di tecniche di competitività.

Gli obiettivi da mettere in campo sono i seguenti: adottare schemi di consumo ecofriendly e smart dal punto di vista ambientali. Si pensi alle etichettature; realizzare prodotti non inquinanti ed efficienti da un punto di vista energetico, incentivare, organizzare e realizzare prodotti e beni green, per ogni settore; cooperazione della filiera green, tra fornitori e produttori, con l’adozione di una normativa efficace dal punto di vista ambientale ed economico.

Come diventerebbe un mercato globale delle ecoinsustrie?

In generale, si può considerare che determinate performance a livello nazionale potrebbero avere buone ripercussioni a livello europeo, fissando determinate standard a livello generale da raggiungere. Tutto questo comporterebbe un’armonizzazione delle tecnologie e dell’innovazione che a larga scala uniformerebbe tutto il comporto delle ecoindustrie europee.

Un concetto di standardizzazione non deve essere visto come degenerativo, ma può assolutamente essere considerato come valore aggiunto per raggiungere determinati standard.

Si pensi alle eco-costruzioni nella bioedilizia, oppure nel settore della cosmesi e dell’abbigliamento, ma anche in quello del design.

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