Oggi vi mostriamo cosa ci dicono le immagini dall’alto della nostra penisola. , oggi di quarantena e smog.
Nei precedenti articoli abbiamo parlato di sport per la sostenibilità e di circular economy , oggi di quarantena e smog.
Il lockdown da Covid-19, l’isolamento sociale che ha interessato l’Italia e il mondo intero, ha forse avuto un unico effetto positivo, la riduzione dello smog nelle città e soprattutto nelle grandi metropoli.
Si tratta di un paradossale effetto positivo di quello che è e rimane un’enorme tragedia globale, che ha mietuto vittime in tutte nazioni. Il calo delle emissioni però è evidente, città desolate, strade vuote e la natura che comincia a riprendere i propri spazi.
Smog: cosa dicono i dati
Sicuramente i dati vanno analizzati e interpretati con accortezza, in quanto bisogna tener sicuramente conto dei cambiamenti meteorologici, le temperature che dalla primavera stanno aumentando e alle variabili dovute anche ai venti.
Di fronte ad una minaccia letale per l’intera umanità, sono state adottate prima in Cina, poi in Italia e a seguire in tutto il mondo, misure estreme di chiusura massiccia obbligando la popolazione alla quarantena obbligatoria, per chi avesse contagiato il virus, e quella fiduciaria per chi volontariamente, proveniva da regioni e paesi a rischio.
Tutto il comparto industriale, artigiano, commerciale è fermo. La produzione si è bloccata, voli cancellati, treni cancellati, autostrade deserte, le scuole sono chiuse e i ragazzi studiano via web e le aziende lavorano in smartworking.
In Italia è stato condotto uno studio dall’Università di Catania, che ha analizzato e incrociato i dati Istat, quelli dell’Istituto Superiore della Sanità e delle varie agenzie europee, arrivando alla conclusione che l’inquinamento atmosferico, insieme alla temperatura invernale, mobilità, densità abitativa, anzianità della popolazione, strutture ospedaliere affollate hanno contribuito ad aggravare e diffondere il virus.
L’inquinamento avrebbe così una duplice valenza negativa, quella di “inquinare”, rendere così poco salubre l’aria e l’ecosistema e quella di diffondere in maniera più capillare il virus, si pensi alle città che sono state maggiormente colpite, proprio per la loro densità abitativa e il livello di smog molto alto.
Lo smog potrebbe avere così il ruolo nefasto di amplificare, peggiorando le infiammazioni e la diffusione del Coronavirus. L’Italia si sta avvicinando alla Fase 2, le ditte, quelle consentite dal DPCM, si stanno organizzando per la riapertura e nonostante tutti gli accorgimenti, gli obblighi e i divieti la paura di un ritorno da parte del virus è tanta.
E proprio sul legame tra inquinamento e contagi si sono concentrati gli esperti dell’Epha, l’Alleanza europea per la salute pubblica, che hanno notato come là dove i livelli di inquinamento atmosferico sono più alti anche il tasso di mortalità del nuovo coronavirus è maggiore. Secondo l’Epha, lo smog nelle aree urbane provoca ipertensione, diabete e malattie respiratorie e questo potrebbe portare a un maggior numero di decessi.
Il virus
Il Coronavirus è un piccolissimo elemento che ricerca e fa un gioco di squadra con i suoi simili, il loro obiettivo è perpetuare il loro genoma. I virus, come questo, se sono molto aggressivi sono anche poco trasmissibile. Il corpo umano è capace di sviluppare barriere contro l’attacco del virus è impedire quindi di essere contagiato. È importante però sapere chi e quanti sono gli infetti, perché non possiamo conoscere lo stato in cui si trova il nostro organismo in quel momento, potrebbe avere le difese immunitarie basse e quindi si potrebbe essere facilmente contagiati. Nel momento in cui si producono anticorpi, infatti il virus è costretto a fermarsi.
Uno studio curato da ricercatori e medici della Società italiana di Medicina Ambientale (Sima), attraverso uno studio accurato di medici e ricercatori ha dimostrato la correlazione tra livelli di Pm10 e diffusione del coronavirus. Il PM (Particulate Matter) è il termine con il quale si circoscrive un mix di particelle solide e liquide (particolato) che si trovano in sospensione nell’aria tali da definire. Incrociando i dati delle Arpa (Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale) e quelli della Protezione Civile, aggiornati all’inizio di Marzo. Si è evidenziato come ci siano state alte concentrazioni di polveri sottili durante il mese di febbraio, le quali hanno esercitato un anomalo aumento della velocità, in termini di spazio e tempo, della diffusione dell’epidemia da Coronavirus. I ricercatori hanno, in più di ogni indagine condotta, affermato che ci sia una stretta correlazione tra le polveri sottili e l’aumento dei contagi, in poche parole le piccolissime particelle solide disseminate nell’atmosfera stanno trasmettendo il virus.
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