Nei precedenti articoli abbiamo parlato di disabili e mobilità: le barriere architettoniche in città e di car e bike sharing. Oggi parliamo della città del domani. Segui il nostro approfondimento.

Quali sono gli scenari che determineranno le vicende del nostro pianeta? Andiamo per ordine. Partiamo dalla definizione del concetto di città del domani o meglio del futuro, che non prescinde, ovviamente, dall’idea di smart city, una città intelligente che sia funzionale e che guardi alle tecnologie che possono migliorare la qualità della vita dei cittadini.

In architettura e urbanistica, la smart city è formata da più strategie pianificate ed organizzate per migliorare ed ottimizzare il sistema di servizi pubblici, la loro offerta, la loro fruizione ma anche la loro organizzazione.

I tre aspetti della città del domani: organizzazione, offerta e fruizione sono strettamente collegati e interconnessi tra loro, tanto da creare una fitta rete di relazioni tra infrastrutture pubbliche e i cittadini grazie all’impiego delle più avanzate tecnologie nel campo della comunicazione, della mobilità, della tutela dell’ambiente e dell’efficienza energetica.

Elaborare e allo stesso tempo organizzare la trasformazione di una qualsiasi città in una smart city significa mettere a punto dei sistemi intelligenti, nei diversi settori urbani, che siano in grado di comunicare tra loro, rendendo competitive ed ecosostenibili le infrastrutture cittadine considerando l’importante apporto di sviluppo che le nuove tecnologie ICT possono dare.

Quali sono le variabili della città del domani? In che misura le fonti energetiche, la demografia, le materie prime, le nuove tecnologie, l’ambiente e l’evoluzione del clima influenzeranno la storia delle nostre città? Dovremmo replicare quello che Rio de Janeiro fece nel lontano 2009, più di un decennio fa, sfidò sé stessa con lo scopo di migliorare la vita dei propri cittadini, implementando sistemi tecnologici intelligenti e diventando così la prima vera smart city con un progetto unico a livello mondiale.

Il futuro è già qui: la città del domani

L’era delle smart city è già iniziata, è qui, è presente. Ogni innovazione tecnologica che interessa sia l’urbanistica che il sociale, costituisce un passo verso l’urbanizzazione del futuro.

Non è quindi più utopico immaginare interi edifici gestiti a distanza; una mobilità intelligente e connessa che consenta agli automobilisti di ottenere informazioni in tempo reale, come ad esempio, sui parcheggi liberi, con un risparmio di tempo e carburante e con una riduzione di emissioni; cassonetti dei rifiuti anch’essi intelligenti in grado di “comunicare” direttamente con l’ufficio rifiuti, inviando informazioni sul loro stato di riempimento; sistemi di gestione di energia prodotta capaci di parlare e veicolare la produzione direttamente all’interno del contenitore energetico cittadino.

Un servizio di trasporto pubblico sempre più green e comprensivo di soluzioni con mezzi di trasporto diversi con un’attenzione specifica e particolare alle persone diversamente abili.

Infine, l’impiego di droni e attrezzature tecnologiche di ultima generazione telecomandate, nel campo della sicurezza e delle consegne.

C’è da spaventarsi immaginando la città del domani? È naturale che ogni cambiamento provochi turbamenti e perplessità, soprattutto se questi cambiamenti sviluppano modifiche, anche positive, ma sostanziali alla conduzione della propria vita.

Si pensi come siano cambiate negli anni le abitudini di acquisto da parte degli individui grazie alla presenza, seppure ingombrante, di colossi aziendali tech come Amazon e numerosi altri portali dedicati allo shopping.

Con un semplice clic puoi acquistare da qualsiasi posto del mondo in qualsiasi altro angolo del globo terrestre. Un sistema, sicuramente intelligente, in grado di accorciare le distanze, anche quelle più impossibili.

Tuttavia, come ogni previsione, anche quelle innovative, che girano intorno al concetto di smart city non sono totalmente immuni da critiche.

La paura della città del domani, tra le più reali e conclamate, è la disumanizzazione di un sistema, non essere più in grado di interfacciarsi con altri individui. Si acquista guardano una vetrina digitale e non più entrando in un negozio. I dati vengono lasciati ad un server che non fa altro che inserirli in un database.

Tutto questo però ci regala tempo, velocità e immediatezza. Qualcuno direbbe è il prezzo da pagare per la “felicità”, o forse è il prezzo da pagare per la “velocità”.

Una discussione a parte la merita il tema sulla Privacy. Quale sicurezza in rete? Come vengono gestite le informazioni che immettiamo in rete e sono davvero necessarie, affinché si sviluppi sempre più una città smart?

Sì, i dati sono necessari, se vogliamo una connessione sempre più veloce e gestita in maniera efficiente. Bisogna essere per questo consapevoli nel momento in cui si rilascia il consenso al trattamento dei dati personali.

Le città intelligenti sono per tutti? Il rischio di creare un sistema ad appannaggio di pochi c’è, forse di quei pochi che possono permettersi un futuro smart, ma è proprio in questo momento e in queste situazioni che entrano in gioco le istituzioni con tutto il loro filone progettuale di integrazione e interconnessione.

Tutte le innovazioni hanno sia aspetti positivi che negativi. Per questo, la necessità di un equilibro etico prima che funzionale, deve essere considerato tra le dinamiche essenziali per garantire il processo di incontro tra tecnologie digitali e cittadine.

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